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La successione legittima consiste nell’insieme di norme che permettono di identificare i soggetti beneficiari del patrimonio di un defunto nella situazione in cui quest’ultimo non abbia lasciato disposizioni testamentarie. In poche parole, una successione legittima avviene quando il defunto non ha lasciato nessuna volontà scritta in merito alla destinazione del proprio patrimonio ereditario. La legge, nel tutelare alcuni soggetti legati da un vincolo familiare con il defunto, lascia comunque la libertà di decidere a chi lasciare i propri beni e averi dando validità legale al testamento. Ma anche quando non esiste alcun testamento, ad esempio a causa di una morte improvvisa, la legge regola comunque le modalità e stabilisce quali debbano essere i beneficiari del patrimonio lasciato dal defunto.

I beneficiari dell’eredità

Chi sono gli eredi legittimi nel caso in cui il defunto non abbia redatto un testamento?

La legge stabilisce con precisione l’ordine dei soggetti chiamati a beneficiare della successione legittima: il coniuge, il convivente unito civilmente, gli attuali discendenti, gli ascendenti, collaterali, parenti di grado inferiore e, infine, lo Stato.

Successione legittima: il coniuge

La legge pone il coniuge, insieme ai figli, nella prima posizione dell’elenco di coloro che possono beneficiare della successione. Qualora a concorrere alla successione con il coniuge ci sia un figlio, il patrimonio ereditario si divide in parti uguali tra questi due eredi. Nel caso di due o più figli il ridimensionamento del patrimonio per il coniuge viene calcolato in formula proporzionata. Nella situazione in cui ci siano degli ascendenti del defunto, ovvero i genitori, la spettante quota sarà equivalente ai due terzi dell’intero patrimonio. Ovviamente, in mancanza di questi ultimi soggetti, il coniuge sarà unico beneficiario. Anche il coniuge separato beneficia, per legge, dell’eredità. In caso di divorzio, però, decade da ogni diritto successorio. Il convivente ha diritto alla successione legittima? Per comprendere bene in che modo la legge si esprime in tal senso, è bene chiarire la differenza tra unione civile e convivenza di fatto. L‘unione civile è una convivenza che è stata regolarizzata e ha tutte le caratteristiche tipiche di un matrimonio tradizionale. Pertanto, in caso di decesso di un soggetto unito civilmente, l’altro convivente potrà beneficiare della successione alla pari di un coniuge. La convivenza di fatto è una convivenza tra due maggiorenni la cui unione è principalmente di natura affettiva e non è vincolata da un’unione civile o matrimoniale. La convivenza di fatto può essere dimostrata al Comune di residenza per mezzo di un’autocertificazione che attesta la convivenza delle due persone in un unico indirizzo anagrafico. In quest’ultimo caso, i diritti del convivente in termini di successione sono maggiormente limitati. La legge stabilisce che il convivente in vita ha diritto a continuare ad abitare nella medesima casa dopo la morte del convivente proprietario della residenza per una durata che non superi i 5 anni. Inoltre, la legge stabilisce che il convivente in vita ha il diritto di beneficiare del contratto di locazione della casa di residenza.

Gli altri beneficiari della successione

Oltre al coniuge e i figli che, come abbiamo visto, godono di una posizione privilegiata, sono previsti altri ordini di priorità allorquando non siano presenti questi familiari. In questo caso, vengono presi in considerazione gli ascendenti e i collaterali del defunto, ovvero i genitori, le sorelle e i fratelli, nonché i discendenti di questi ultimi. Chiaramente, lo ripetiamo, questa successione avviene nel caso in cui il defunto non abbia avuto figli. La legge, tuttavia, specifica la differenza tra fratelli germani (stessi genitori) e fratelli unilaterali (uno dei due genitori è diverso). Questi ultimi beneficeranno della metà della quota che spetta ai fratelli germani. Il terzo ordine include i collaterali che vanno dal terzo al sesto grado. Qualora non ci siano altri successibili di grado superiore, questi potranno beneficiare della successione. In tutti i casi, la successione non avviene tra parenti che appartengono ad un grado che va oltre il sesto. Nel caso in cui non ci siano successori di nessun ordine o grado di parentela, l’eredità viene devoluta per legge allo Stato.

Successione legittima: quali aspetti pratici bisogna tener in considerazione?

Nei paragrafi precedenti sono stati chiariti i principi legali basilari su cui si poggia la successione legittima. Ma cosa bisogna fare in termini di procedure pratiche? Di norma, qualora venga alla luce un testamento, avvocati o notai sono le figure principali alle quali rivolgersi per avviare le procedure del caso. Che dire se, però, dovesse mancare un testamento e, quindi, si dovesse procedere ad una successione legittima? La prima cosa da fare è ricostruire l’intero asse ereditario, ovvero l’insieme di beni mobili ed immobili, debiti e crediti del defunto. Per stabilire tutto questo è preferibile affidarsi a professionisti esperti nel campo. Una volta stabilita la composizione dell’asse ereditario, è necessario valutare se sia conveniente accettarlo o rifiutarlo. Dopo l’accettazione o il rifiuto dell’eredità, si procede alla determinazione delle quote spettanti ai coeredi. Entro un anno, a prescindere dalle eventuali rinunce delle quote ereditarie, è obbligatorio presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Dopo aver effettuato la registrazione della dichiarazione di successione presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate, è necessario inoltrare la richiesta di voltura catastale per prendere possesso degli eventuali beni immobili presenti nell’asse ereditario. Un avvocato che segua l’intera procedura di successione può rivelarsi una scelta decisiva per orientare le pratiche nella giusta direzione e accorciarne la tempistica. Una professionalità che potrai trovare rivolgendoti allo Studio Legale Crivello, che risponderà a qualsiasi domanda riguardante le questioni legate all’eredità.

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